Home » Focus del mese

Politiche 2004: Perche’ i siti politici italiani sono primordiali

5 Giugno 2004 Commenta

Le imminenti elezioni Europee, in parallelo con quelle Americane, offrono il pretesto per svolgere un’analisi tecnica dei principali siti internet politici (sia di candidati sia di gruppi politici).
Dando per scontata la presenza di un sito (anche se in molti casi non e’ stato trovato un sito di riferimento del candidato) e lasciando da parte aspetti di base come il layout grafico/strutturale dei siti (alcuni sono molto attraenti e ben fatti, altri meno) o la scelta tecnica (architettura, linguaggio, database scelto, tipo di web server, ecc.), l’attenzione e’ stata focalizzata sugli strumenti web utilizzati per raccogliere consenso.

Alcune domande a cui vuole rispondere questa analisi
Come e con quali web tools i politici italiani stanno cercando di vincere le elezioni?
Come i politici usano il web per raccogliere voti?
Che cosa fanno, che cosa non fanno e che cosa potrebbero fare?

Argomenti trattati
– Strumenti di community classici: Forum e Blog
– Nuovi strumenti di Community
– Innovazione
– Peer to Peer politico
– Google Adwords
– Open source e Debug politico
– Alcune considerazioni a ruota libera

Premessa
L’analisi, ovviamente non esaustiva, si e’ limitata ad un campione di siti rilevabili nelle prime 10 pagine di Google con varie keywords (elezioni europee, candidati europee, votare elezioni europee, elezioni 2004, candidati attori elezioni); un campione pertanto ridotto, ma assai significativo di quello che l’utente italiano trova oggi in internet quando cerca informazioni sulle Europee 2004.
Sono state adottate alcune classificazioni, al solo scopo di ordinare gli argomenti; il Web e’ oggi, infatti, una continua commistione di elementi diversi, un melting pot tecnologico che ogni giorno integra applicazioni un tempo distinte, rendendo nei fatti sempre piu’ difficile distinguere tra blog e forum, tra wiki e social networking, e via dicendo.

Strumenti di community classici: Forum e Blog
Un sito che oggi vuole dialogare con gli utenti, ha 2 strumenti principe, che si usano di default: forum e blog.
Per quanto si mischino sempre piu’, sono strumenti che servono a parlare con gli utenti e a far parlare gli utenti tra di loro.
Alcune piattaforme sono decisamente evolute (pensiamo all’ultima piattaforma di community di Infopop, Eve; oppure a Typepad, Movabletype nel blogging) e permettono di instaurare con i visitatori un continuo scambio, estremamente “emozionante”.
I visitatori sono in questo modo protagonisti, creano loro stessi i contenuti del sito, arrichendolo con le proprie esperienze, assumendo ruoli di prestigio all’interno della community (ci sono “posters” leggendari che hanno all’attivo decine di migliaia di messaggi su particolari forum, ai quali i partecipanti riconoscono un ruolo importante e carismatico).
Nei siti politici analizzati manca invece, completamente, un approccio coinvolgente, e l’utilizzo di Forum e Blog e’ davvero minimo.
In alcuni casi esistono blog o forum di discussione anche molto visitati
, ma si tratta di aree defilate, prive di caratterizzazione personale, una sorta di sfogo per i navigatori, un momento marginale.
In alcuni casi il limite puo’ anche essere tecnico; sono usate spesso piattaforme sviluppate in casa– magari tecnicamente valide ma -, prive delle features presenti nei pacchetti piu’ diffusi al mondo, quali ad esempio vBullettin, Invisionboard, Infopop, ecc.

Avete mai pensato quanto incide sull’utilizzo di un forum la possibilita’ di usare un proprio avatar personalizzato o degli smilies ? La possibilita’ in altri termini, di creare una propria’ identita’ virtuale, magari molto piu’ elevata di quella reale?
Ma il problema principale resta la scarsa importanza attribuita a questi strumenti. E in ogni caso, non e’ sufficiente aggiungere un forum o un blog al proprio sito per renderlo coinvolgente. Sono strumenti che poi vanno gestiti, fatti vivere, aggiornati, diffusi.
Tutti gli strumenti di community presuppongono dunque, una community, oppure muoiono nel giro di poco tempo.
Esistono, per fortuna, esempi di blog / forum coinvolgenti, magari criticabili sotto l’aspetto grafico o organizzativo della gestione dei dati, ma hanno il vantaggio di essere vivi, di comunicare apertamente con il visitatore renderlo partecipe e, in definitiva, raccoglierne il consenso.

Nuovi strumenti di Community? No grazie
Nell’ analisi relativa ai siti dei 2 candidati Americani, e’ apparso evidente l’utilizzo massiccio di ogni web tool capace di convincimento e di aggregazione.
Centralita’ del blog, ma anche Social Networking, Gruppi e facilita’ di passare dal virtuale al reale (Meetup nel caso di Kerry).
Nessuno dei siti Italiani che ho avuto modo di visitare e’ dotato di questi strumenti.
Anche in questo caso il motivo dell’arretratezza se da un lato e’ tecnico (in Italia ancora in pochi conoscono il social networking ed ancora meno lo usano; lo stesso dicasi per Meetup) dall’altro lato e’ ricollegabile ad una classe politica italiana decisamente poco internetica.
Strumenti come il social networking sono ormai in circolazione da circa 2 anni e non individuarne le potenzialita’, proprio in un settore che richiede il coinvolgimento di sostenitori, e’ davvero una grave mancanza.

Innovazione? No, no grazie
Perche’ nessun politico o aspirante candidato ha provato ad investire nella creazione di qualcosa di nuovo, di diverso? Qualcosa in grado di differenziarlo chiaramente, su Internet, dagli altri candidati?
La scelta avrebbe potuto essere sia tecnica (ideazione di una tecnologia nuova per dialogare meglio con gli utenti) sia di marketing. Un idea tecnica?
Social networking georeferenziato: perche’ non raggiungere gli elettori con un sms ogni volta che il candidato si trova in zona? Uno strumento in grado di creare un’aspettativa; “il proprio candidato potrebbe passarti vicino quando meno te l’aspetti e avrai l’occasione di conoscerlo”.
Senza voler investire in tecnologia, i siti politici avrebbero potuto almeno concentrarsi su web tools in grado di coinvolgere gli utenti, di creare un caso di cui parlare con i propri conoscenti. Usare cioe’ la tecnologia web in modo strumentale per una strategia di marketing.
Gli strumenti esistono e il limite e’ la fantasia: si puo’ pensare a un advergame (ce ne fu uno simpatico su bush che attiro’ decine di migliaia di navigatori); ai wiki, creare siti modificabili dagli utenti; oppure ancora a un blog rounding (organizzare delle interviste ai candidati rilasciate su diversi blog; un girotondo di blog in blog).
Al contrario i siti politici si assomigliano, tristemente, tra loro e non lasciano al navigatore un motivo per ricordarli, per affezionarcisi, per voler tornare a visitarli.

Peer to Peer politico
Tanto e’ stato demonizzato il File sharing, lo scambio di file via internet, da non essere stato considerato come strumento utilizzabile in politica.
In realta’ come sappiamo il File Sharing e’ solo una tecnologia che permette di superare molti limiti.
Per una campagna elettorale potrebbe essere impiegata in moltissimi modi.

Perche’ non rendere disponibili i filmati dei politici sulle reti peer to peer? Perche’ devo vedere a fatica un videomessaggio, nonostante un ADSL, quando potrei scaricarlo da un circuito p2p e vederlo con calma? Perche’ devo vedere il messaggio, sgranato e a bassa risoluzione, quando potrei vederlo via file sharing? Pensiamo alle notizie, ai programmi elettorali; perche’ non immetterli nei network per farli condividere, migliorare, commentare, criticare?
Oppure ancora, un documentario in stile Micheal Moore su concorrenti od altri partiti potrebbe circolare istantaneamente sulle reti p2p raggiungendo un numero inimmaginabile degli utenti.
Politica e P2P sono ancora lontani anni luce, ma e’ solo questione di tempo.

Google Adwords
Oggi lo strumento di Google, rappresenta un’arma micidiale per ogni campagna sul web.
Ne esistono altri di ottima qualita’ (es. Overture), ma in considerazione della posizione dominante di Google nel settore dei motori di ricerca, Adwords rappresenta a mio parere la scelta da cui partire per ogni campagna su Internet.
Alcuni siti politici ne hanno fatto saggiamente uso (ne ho rilevati 8/10 a secondo della keyword utilizzata
). Ma si tratta di un numero a mio parere incredibilmente basso, in considerazione della potenza dello strumento e dei benefici qualita’/prezzo.
Al riguarda si segnala che alcuni candidati fanno uso di inverse keywording (cioe’ se digito il nome di un candidato concorrente viene visualizzato il proprio box di adwords); si tratta di una pratica per la quale Google sta avendo problemi legali, ad esempio in Francia, per quanto riguarda i brand aziendali. E’ possibile farne uso in una campagna politica?

Open source e Debug politico
L’esperienza americana sta insegnando che i programmi elettorali nascono con gli elettori, intesi come parte attiva del processo, e non “per” gli elettori.
E’ un concetto che e’ stato ribadito spesso a proposito di tecnologie e software, ma che a mio parere, si applica perfettamente in politica.
I politici del futuro (ma gia’ quelli del presente!) dovranno diventare sempre piu’ open source; condividere lo sviluppo dei propri programmi elettorali e delle proprie attivita’ con gli elettori.
Approfittare del “debug” giornaliero effettuato da un vasto numero di sostenitori, per affinare le proprie tesi, mantenere aggiornate le proprie argomentazioni, diffondere sempre piu’ rapidamente
In altri termini: lavora meglio una rete di 30 persone o un network di 60.000 sostenitori, capaci di segnalare novita’, lanciare allarmi e svolgere tutto quanto serve per vincere una campagna, 24 ore su 24 in tutta Italia? Internet offre questa possibilita’.

Alcune considerazioni a ruota libera
La gestione delle richieste viene effettuate, nel 90% dei casi, via email anziche’ tramite strumenti di CRM; come sara’ possibile poi organizzare e gestire le richieste via email se non sono organizzate in un database?
Spesso i siti dei candidati sono semplici pagine html, come si usavano anni fa, anziche’ essere scritte in linguaggi dinamici (ASP, .NET, PHP, Java). Questo incide sulla velocita’ di pubblicazione delle notizie (ogni aggiornamento richiede infatti un collegamento via ftp per fare l’update della pagina) e sulla delocalizzazione degli interventi inseribili nel sito (un semplice sistema di CMS offre un sistema di publishing accessibile via internet, da utenti diversi, ognuno con le propri permission; pertanto il politico stesso, puo’ collegarsi da qualunque luogo ed aggiornare il sito usando solo un browser).
Puzzle di immagini, pagine scritte fitte, qualche video che compare all’improvviso senza preavviso, cliccando su un link affogato nel sito, sondaggi abbozzati ma solo per dare un’idea di voler coinvolgere i visitatori.
In alcuni casi e’ possibile scaricare uno screensaver, volantini, pieghevoli, miniposter, wall paper; ma perche’ un utente dovrebbe attaccarsi in camera il poster di un politico? Perche’ dovrebbe inviare una cartolina virtuale per appoggiare un candidato? Se non si crea a monte un community feeling, questi strumenti sono totalmente inutili e anzi rischiano di rendere poco credibile l’azione del politico.

Conclusioni
I siti politici valutati hanno un approccio verso i navigatori decisamente primordiale.
Molti i siti vetrina, diversi i portali con uno stile che ricorda i portali generalisti di 5 anni fa. Un linguaggio web prima maniera, con menu di navigazione molto classici e scontati. Ma soprattutto un approccio monodirezionale, sorprendentemente banale, che non sfrutta minimamente le potenzialita’ di Internet e non interagisce con i visitatori.
Il candidato illustra il proprio programma, elenca le proprie ragioni e referenze in lunghe pagine html, offre all’utente una bella foto (non sempre), qualche gadget (screensaver, wallpaper, volantini, ecc.), rende disponibile dei filmati, una email o un web form per scrivere e…


E basta
Manca completamente un approccio coinvolgente nonche’ l’utilizzo dei piu’ comuni strumenti di community che il web offre oggi. In alcuni casi esistono blog o forum di discussione anche molto visitati, ma si tratta di aree defilate, prive di caratterizzazione personale, una sorta di sfogo per i navigatori, un momento marginale.
Infine la sensazione e’ che manchi, o sia quantomeno secondaria, una strategia politica su Internet. Una strategia che integri Internet dall’inizio nella campagna.
Considerando che molti candidati sono seguiti da importanti agenzie di comunicazione e di PR, che ben conoscono il Web, significa che oggi non e’ dato (o non si vuol dare) alla rete un ruolo rilevante.
L’esperienza americana, dimostra invece che Internet, per quanto non sia sostitutivo rispetto ai media tradizionali, gia’ e’ – e diventera’ inevitabilmente- uno strumento essenziale, centrale, per ogni campagna politica.
In un futuro molto prossimo, Internet, grazie agli strumenti sempre piu’ evoluti di unione tra mondo virtuale e mondo reale, contribuira’ in maniera significativa a portare alla vittoria i politici che meglio lo sapranno utilizzare.

Scritto da

Commenta!

Aggiungi qui sotto il tuo commento. E' possibile iscriversi al feed rss dei commenti.

Sono permessi i seguenti tags:
<a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>