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Leggera Crescita Del Commercio Elettronico In Italia

2 Settembre 2003 Commenta

MILANO. Una recente ricerca sugli acquisti on line in Italia condotta, sudati relativi al triennio 1999-2002, dal Centro nazionale di prevenzione edifesa sociale di Milano e da Transcrime-Universita’ di Trento perl’Osservatorio per un’economia sana della Camera di Commercio di Milano harilevato un aumento dell’entita’ della spesa. Ma la percentuale diacquirenti via web, il 18% nel 2001 rispetto al totale della popolazione, e’ancora inferiore rispetto alla media europea. I prodotti che gli italianipreferiscono comprare su Internet sono CD e libri (47%), software (34%),oggetti da regalo (25%) e per la casa, viaggi (22%), prodotti per il propriohobby, servizi finanziari, cibi, biglietti per spettacoli e abbigliamento.Nonostante la leggera crescita del commercio elettronico in Italia, bisognariconoscere che la situazione e’ ancora critica rispetto all’Europa per nonparlare poi dei paesi extraeuropei, in particolare gli Stati Uniti.In effetti ne’ l’Italia ne’ l’Unione Europea hanno raggiunto, nel commercioelettronico, un grado di sviluppo paragonabile a quello degli Stati Uniti,senz’altro il concorrente al quale fare riferimento, e non solo in terministatistici. Le ragioni sono molteplici: alcune di esse hanno natura, percosi’ dire, funzionale, altre di tipo strutturale.Per quanto riguarda il primo gruppo, anche se gli abitanti dell’Europasuperano in numero quelli degli Stati Uniti, questi ultimi possono vantareun bacino di utenti potenziali di gran lunga superiori al nostro. Il primomotivo e’ di tipo linguistico: mentre negli Stati Uniti si parla una solalingua, le lingue ufficiali della comunita’ europea sono molte, ragion percui, al fine di poter raggiungere un numero di potenziali acquirenti almenoequivalente a quello americano, dovremmo predisporre i servizi in unamiriade di lingue Da questo fatto discende il corollario che, anche sevolessimo assumere l’inglese come lingua base dell’e-commerce anche inEuropa, molte persone sarebbero titubanti ad effettuare transazioni in rete,data la scarsa padronanza della lingua in esame, riducendo ulteriormente ilnumero di persone teoricamente interessate al fenomeno.Per quanto riguarda invece le ragioni di tipo strutturale, notiamo che ilcommercio in linea attuato da paesi membri dell’Unione Europea difficilmentesi articola su una prospettiva internazionale. Se e’ vero, che alcuniarticoli difficilmente potranno trovare la loro collocazione all’interno delmercato telematico, e’ anche altrettanto vero che in molti casi non si e’neanche provato, o se li si e’ fatto, non ci siamo minimamente preoccupatidi sfruttare quella che per tanti aspetti e’ la carta vincente di Internet:la sua globalita’.Ma forse il motivo predominante che giustifica il notevole sviluppo delcommercio elettronico negli Stati Uniti rispetto ai paesi europei e’rappresentato dalla tradizione liberista statunitense che tende, in ognicaso, a favorire il commercio in tutte le sue forme.Nell’ottobre del ’98 e’ stata varata l’Internet tax freedom Act, una leggeche blocca – per tre anni – ogni tassa o nuova regolamentazione governativasul commercio elettronico. Nella seconda sezione della legge, che ritroviamoriassunta nel sito governativo del senato statunitense, si legge che”l’uniformita’, la semplicita’ e la correttezza sono necessarie per fare inmodo che la tassazione sull’attivita’ che si svolge in Rete, non finisca perrallentare l’espansione del commercio on line.”Assai diversa e’ la situazione in Europa che ha una posizione meno liberistadegli Stati Uniti in quanto particolarmente preoccupata per la tutela dellaprivacy.]]>

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