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Post pubblicitari, ecco le mancanze degli influencer

28 Febbraio 2024 Commenta

I post pubblicitari su Instagram non sono segnalati a dovere. Ecco come si comportano gli influencer.

L’Unione Europea ha condotto un’indagine volta a valutare l’aderenza degli influencer alle normative che impongono la corretta segnalazione dei post pubblicitari. In un campione di 576 influencer, il 97% ha pubblicato post pubblicitari, ma solo il 20% di essi ha segnalato in modo adeguato tali pubblicità.

Dai risultati emerge che il 78% degli influencer oggetto dell’indagine gestisce un’attività commerciale, ma solo il 36% è registrato come commerciante a livello nazionale. Inoltre, il 30% di loro non fornisce dettagli aziendali essenziali, come l’indirizzo email, il nome dell’azienda o l’indirizzo postale.

Il 38% degli influencer non ha utilizzato le etichette previste dalle piattaforme social per indicare i contenuti commerciali, preferendo formulazioni alternative come “collaborazione” (16%), “partnership” (15%) o ringraziamenti generici al marchio partner (11%).

La Commissione Europea ha identificato 358 influencer per ulteriori indagini, e le autorità nazionali li contatteranno per richiedere un adeguamento alle regole vigenti.

La Commissione esaminerà i risultati della “sweep” anche in relazione agli obblighi giuridici delle piattaforme previsti dal Digital Services Act, adottando le misure di contrasto necessarie. Questo strumento, in vigore dal 17 febbraio, mira a rafforzare la sicurezza online. Gli influencer classificati come trader devono ora fornire informazioni prima di utilizzare piattaforme come Instagram, TikTok e altre, mentre il Digital Services Act mira a garantire un ambiente online sicuro.

Il commissario europeo al mercato interno, Thierry Breton, ha annunciato un’indagine su TikTok per sospetta violazione della trasparenza e degli obblighi di tutela dei minori, evidenziando la necessità di applicare il DSA per un internet più sicuro.

Questi sviluppi sottolineano l’importanza di una legislazione moderna per garantire l’equità digitale per i consumatori online.

Scritto da Michele Bellotti

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