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Google Stadia, i piani di Google dopo la chiusura.

22 Marzo 2023 Commenta

Dopo l’addio a Google Stadia, Big G pensa ancora al mondo dei videogiochi. Ecco cosa cambierà in futuro.

Google Stadia è stata una piattaforma di cloud gaming lanciata da Google nel 2019, che permetteva di giocare in streaming a vari titoli senza bisogno di una console o di un PC potente. Tuttavia, nel febbraio 2021 Google ha annunciato la chiusura dei suoi studi interni dedicati allo sviluppo di giochi esclusivi per Stadia, segnando così la fine delle sue ambizioni nel settore videoludico.

Ma cosa significa questo per il futuro di Google e del cloud gaming? In una recente intervista rilasciata ad Axios Gaming, Google ha chiarito la sua posizione e le sue intenzioni. Secondo Jack Buser, responsabile delle soluzioni Game Industry di Google Cloud ed ex dipendente PlayStation, la chiusura di Stadia non rappresenta un disinteresse rispetto al settore. Al contrario, Google offrirà supporto agli sviluppatori attraverso la sua infrastruttura Cloud come servizio per i titoli live-service.

Questo significa che Google non intende più sviluppare titoli propri né offrire un nuovo servizio di streaming neanche alle aziende. “Non stiamo offrendo l’opzione di streaming, perché quella era legata a Stadia” ha dichiarato Buser. Invece, Google propone un “pacchetto Cloud in tre parti” che consente ai publisher di gestire in maniera ottimale i titoli live-service. Il pacchetto include i server su cui ospitare il titolo, la gestione e archiviazione dei dati con tutti i servizi per il recupero e l’analisi dell’affluenza in modo da gestire i picchi di accesso.

Google Stadia, quindi, non esiste più come piattaforma di cloud gaming ma come tecnologia integrata nei servizi Cloud offerti da Google agli sviluppatori. Tra i partner attuali di Google ci sono realtà come Ubisoft, Unity e Niantic, e Buser definisce l’industria videoludica una parte “importante” della loro attività. Tuttavia, i servizi di streaming sono ormai fuori dal mirino di Mountain View.

Scritto da Michele Bellotti

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