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Scandalo smartphone e Garante della Privacy

4 Ottobre 2021 Commenta

Il Garante della Privacy è intervenuto sulla vicenda degli smartphone che ci ascoltano per inviarci pubblicità mirata. Ecco i dettagli.

La problematica è stata portata alla luce grazie ad un servizio del programma Striscia la Notizia. Secondo quanto sostenuto all’interno del servizio gli smartphone sarebbero in grado di ascoltare le nostre conversazioni per poterci poi inviare pubblicità mirate all’interno delle app e dei social che siamo soliti utilizzare.

Sarebbe sufficiente una conversazione sulle auto con un familiare o un amico per vedersi dopo poco tempo recapitare una pubblicità in taget su Facebook, Google, Twitter o altre piattaforme.

Questi fatti hanno spinto il Garante della Privacy ad avviare una indagine urgente per poter capire quello che effettivamente sta succedendo con i nostri smartphone.

Questa apparente anomalia sembra avere in realtà una spiegazione. Il problema dipende interamente dall’autorizzazione data alle app durante l’installazione. Tra le varie autorizzazioni richieste, che spesso consentiamo senza prestare troppa attenzione, si trova anche quella relativa all’accesso al microfono. Con questo autorizzazione l’app è in grado di ascoltare le conversazioni dell’utente. I discorsi fatti sono poi utilizzati per presentare pubblicità mirata.

Il Garante della Privacy ha anche rilasciato un comunicato in merito. “Un fenomeno sempre più diffuso, che sembrerebbe causato anche dalle app che scarichiamo sui nostri cellullari. Molte app, infatti, tra le autorizzazioni di accesso che richiedono al momento del download, inseriscono anche l’utilizzazione del microfono. Una volta che si accetta, senza pensarci troppo e senza informarsi sull’uso che verrà fatto dei propri dati, il gioco è fatto“.

Il Garante della Privacy ha avviato una indagine con il Nucleo speciale privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza. L’indagine porterà all’analisi di numerose app al fine di verificare la correttezza dell’informativa presentata agli utenti per il consenso.

Scritto da Michele Bellotti

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