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WhatsApp non è un’app sicura

20 Maggio 2019 Commenta

WhatsApp non è sicuro e non potrà mai esserlo. Ecco il parere del CEO di Telegram.

WhatsAppWhatsApp non è una applicazione sicura. Questo è il chiaro concetto espresso da Paul Durov, CEO di Telegram. Durov ha attaccato senza mezzi termini l’applicazione di Zuckerberg, a seguito della scoperta di una vulnerabilità all’interno di WhatsApp, avvenuta proprio negli scorsi giorni. Si trattava di uno spyware che grazie ad una chiamata consentiva ai malintenzionati di avere pieno controllo del dispositivo e di tutti i dati presenti al suo interno. I dettagli sul bug e i suggerimenti per proteggere il proprio smartphone sono stati trattati in questo articolo.

Questo bug ha sollevato numerose polemiche su WhatsApp e sulla sua sicurezza. Sono stati messi in dubbio i sistemi utilizzati dagli ingegneri di Zuckerberg per tutelare i propri utenti. La vulnerabilità è stata infine risolta con un nuovo aggiornamento.

Il bug e l’uso di questo spyware non poteva essere scoperto dall’utente perché risultava non visibile. Lo spyware inoltre era in grado di cancellare le informazioni relative alla chiamata malevola ricevuta. Il CEO di Telegram non ha usato mezzi termini per definire WhatsApp una applicazione che non sarà mai sicura. Nel dettaglio Paul Durov ha spiegato le sue motivazioni all’interno di un lungo discorso tenuto sul suo blog. Il CEO di Telegram ha fatto un significativo resoconto di tutte le problematiche relative alla sicurezza trovate nell’app di Zuckerberg.

“Ogni volta che WhatsApp deve correggere una vulnerabilità critica nella loro app, una nuova sembra apparire al suo posto. A differenza di Telegram, WhatsApp non è open source, quindi non c’è modo per un ricercatore di sicurezza di controllare facilmente se ci sono backdoor nel suo codice. WhatsApp non solo non pubblica il suo codice, ma fa esattamente l’opposto: oscura deliberatamente il codice binario delle loro app per assicurarsi che nessuno sia in grado di studiarli a fondo”. 

L’intero intervento può essere letto in lingua inglese direttamente sul blog di Durov a questo link.

Scritto da Michele Bellotti

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