Perché Facebook è blu e altre stranezze
Dalla creazione di Facebook al film autoreferenziale: Mark Zuckerberg, l’uomo da 500 milioni di utenti.
FOGGIA. Prima le polemiche sulle discutibili regole concernenti la privacy, poi le accuse di aver rubato a qualcuno parte dell’idea del social network, ora il film autoreferenziale: Mark Zuckerberg è sempre più al centro dell’attenzione.
Non puoi farti 500 milioni di amici senza farti alcuni nemici. Questo è lo slogan che accompagna il film The Social Network. Il travaso avvenuto fra il mondo della Rete sociale nel regno della celluloide ha fatto storcere il naso a diversi esperti cinematografici. Che cosa potrà mai trasmettere di così sensazionale la nascita di un social network, se non pensando a quanto contino i suoi utenti? Ma così è il business e la casa cinematografica Columbia Pictures lo sa perfettamente.
In realtà, Zuckerberg ha molti nemici proprio nella lista di utenti di Facebook, che hanno dapprima criticato la privacy policy del sito e poi ne hanno provato ad affondare la crescita con un tentato ammutinamento generale scadenziato per lo scorso 31 maggio. Coloro che hanno detto che lo avrebbero fatto non si sono sentiti così motivati nel farlo (chi li avrebbe sgridati?), mentre coloro che sono stati a guardare hanno provato ancor più malizia nel vedere cosa sarebbe accaduto.
Un acerrimo nemico sembrerebbe, poi, il mai-stato-così-tanto-famoso Paul D. Ceglia. Questi ha dichiarato di possedere una porzione del 84% di Facebook, stando ad accordi contrattuali che lo avrebbero legato a Zuckerberg nei primissimi periodi di incubazione dell’idea Facebook.
Al di là delle critiche, delle pretese contrattuali, ecc. Mark Zuckerberg sembra un novello Achille, le cui gesta eroiche attraversano gli anni, per poi restare nella storia della Rete.
(Fra l’altro, ai tempi del college era solito concentrare le sue letture su testi storici riguardanti l’Impero romano)
Una di queste gesta eroiche è quella di rompere gli schemi predefiniti della nostra società, mettendo al primo posto la condivisione dei nostri pensieri e delle nostre vite. Una sorta di Gladiatore (come uno dei suoi film preferiti) disposto a lottare nell’arena dell’ipocrisia per convincere tutti della forza delle sue azioni. La sua spada sono le sue idee innovative (in fondo, lui ha realizzato uno dei veri social network più interessanti finora mai concepiti), mentre il suo scudo è la semplicità, quel minimalismo che non va al di là di una maglietta e di una felpa.
La sua creatura, Facebook, dunque, è come lui. Di colore blu. Zuckerberg, secondo The New Yorker, è daltonico e l’unico colore che distingue bene, e che gli piace, è appunto il blu.
Il blu, comunque, rassicura anche inconsciamente i suoi utenti della bontà della condivisione che lì si professa. La tranquillità e la serenità che il blu infonde nella nostra psiche ci spinge a una maggiore riflessione interna, che la tecnologia ci permette, poi, di aprire agli altri.
Forse è per questo che il suo creatore non vede Facebook come una potente macchina per fare soldi. Il suo giocattolo vale molto di più dei quattrini (molti) offerti da altri rilevanti operatori della Rete. Il suo Facebook ha un’anima, che si rispecchia nel valore della moltitudine dei suoi utenti. Tutto ciò non ha prezzo.
[Gerardo Antonio Cavaliere, StudioCelentano.it, riproduzione riservata]
Scritto da Redazione StudioCelentano.it
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