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App Poste Italiane, ecco cosa è successo

16 Giugno 2025 Un commento

App Poste Italiane, interviene l’Antitrust. Ecco tutti i dettagli della vicenda.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha inflitto a Poste Italiane una sanzione da 4 milioni di euro per pratiche ritenute scorrette nella gestione della App Poste Italiane, in particolare quelle relative a BancoPosta e PostePay. Al centro dell’indagine vi è l’obbligo, imposto agli utenti Android, di concedere accesso a vari dati del dispositivo per poter utilizzare le app.

Secondo quanto emerso, tra febbraio 2024 e febbraio 2025 l’utilizzo delle App Poste Italiane era vincolato all’autorizzazione all’accesso a informazioni quali l’elenco delle app installate, l’operatore mobile, la lingua del sistema e altre impostazioni. In mancanza di consenso, le app non funzionavano, bloccando di fatto l’accesso ai servizi.

La motivazione addotta da Poste faceva riferimento alla sicurezza dei dispositivi Android, considerati più vulnerabili rispetto agli iPhone. Tuttavia, l’AGCM ha ritenuto la pratica lesiva della libertà di scelta dei consumatori, giudicandola una condotta aggressiva ai sensi del Codice del Consumo. La decisione sottolinea come Poste abbia imposto un consenso forzato, violando i principi di trasparenza e corretta informazione.

Particolarmente critico è il fatto che molte persone coinvolte, spesso poco esperte digitalmente, avrebbero potuto accettare i termini senza comprenderne appieno le implicazioni. Inoltre, i messaggi mostrati nelle App Poste Italiane non offrivano un’informativa chiara e dettagliata sull’uso dei dati.

Durante il procedimento, Poste ha precisato che i dati erano trattati in forma anonimizzata e che erano sempre disponibili canali alternativi, come sportelli fisici e servizi web. Tuttavia, solo a febbraio 2025 è stato rimosso il vincolo che impediva l’uso delle app senza consenso.

La vicenda ha coinvolto anche il Garante per la Privacy, l’AGCOM e la Banca d’Italia, tutti concordi nel ritenere la condotta di Poste problematica. Il caso rappresenta un monito chiaro sull’importanza della tutela dei dati personali, soprattutto in contesti diffusi e sensibili come quello delle App Poste Italiane, strumenti usati quotidianamente da milioni di cittadini.

Scritto da Michele Bellotti

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