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Wi-Max: Liscio, Gasato e ..; Se Ne Parla Al WLAN Business Forum

18 Novembre 2004 Commenta

MILANO – Ancora sei mesi fa non lo conosceva nessuno, ora sotto la spintadelle attivita’ di marketing strategico di alcuni giganti dell’industria eil lavoro di divulgazione dei forum di Wireless, il marchio Wi-MAX trovaspazio anche nelle pagine dei quotidiani generalisti. In Italia il Ministerodelle Comunicazioni ha deciso tre settimane fa di aprire le consultazionisull’impiego delle tecnologie wireless LAN in aree non confinate, dopo moltepressioni da parte dell’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) e diquella dei Provider Indipendenti (Assoprovider). Wireless LAN vuol direWi-FI ma soprattutto, visto il contesto, Wi-MAX.

Le associazioni deiprovider di accesso, si legge in una nota, hanno in mente soprattutto lacopertura del cosiddetto “ultimo miglio” in banda larga, la parte finaledella catena di comunicazione digitale che arriva sino all’utente, con mezzialternativi rispetto al cavo, in rame o fibra, che non solo sonoantieconomici nell’80 per cento dei comuni italiani ma sono anche sotto lostrettissimo controllo di un pugno di fornitori di accesso. Mezzialternativi vuol dire in particolare collegamenti senza fili, e Wi-MAX daquesto punto di vista appare come l’ideale.

Nel corso dell’ultimaparte degli anni ’90 diverse aziende avevano tentato con poco successo dicreare tecnologie di rete wireless ad alta velocita’ e soprattutto conraggio d’azione di almeno alcuni chilometri, ispirandosi a quanto si stavafacendo sul breve raggio, con quello che sarebbe poi diventato il Wi-Fi.Alla vigilia del nuovo millennio i tentativi erano arrivati all’IEEE, l’organismo americano di standardizzazione delle reti, che nel 2002 pubblico’lo standard in materia, l’802.16. Si tratta di uno standard moltoarticolato, anche per garantire la compatibilita’ che un contemporaneotentativo europeo, l’HyperMAN dell’ETSI. Le specifiche prevedono un sistemaper connessioni wireless punto-multipunto fisse in grado di operare afrequenze comprese tra 10 e 66 GHz con velocita’ superiori ai 70Mbit/secondo e su distanze massime di una cinquantina di chilometri. A parteil fatto che la stazione trasmittente e quella ricevente devono essere inlinea di vista per funzionare (e’ una specie di mini-ponte radio, ci scusinoi tecnologi puristi), le specifiche comprendono un menu’ di scelte possibilimolto vasto per realizzare prodotti specifici. Per fare solo un paio diesempio, sono consentiti sia la divisione di tempo (come nei vecchicellulari) che la divisione di frequenza, e almeno due diverse ampiezze dicanali.

A causa di questa articolazione, garantire l’interoperabilita’ di prodotti formalmente “standard” non sarebbe stato facile, e per questosubito dopo l’approvazione dello standard venne costituito il consorzioWi-MAX tra le aziende interessate al settore, proprio per mettere a punto”profili” di attuazione dello standard e relativi test di conformita’ (comela Wi-Fi Alliance da tempo faceva in campo 802.11). Altro obiettivo delconsorzio e’ naturalmente quello di gruppo di pressione in direzione da unaparte degli organismi di standardizzazione (leggi IEEE, gli Europei a questopunto avevano perso l’ennesimo treno) e dall’altra delle autorita’ diregolamentazione nelle telecomunicazioni (in primis l’americana FCC ma anchele controparti europee e internazionali, come l’ITU). Infine, Wi-MAX agiscecome “camera di compensazione” delle rivalita’ tecnologiche traaziende.

Con relativa velocita’, prosegue la nota, Wi-MAX ha definitoi profili e i test per l’802.16 e subito e’ passato a lavorare sulla nuovaversione che l’IEEE, sotto la sigla 802.16a, aveva messo in cantiere.Rispetto all’ 802.16 “liscio” e corrispondenti profili Wi-MAX, questo nuovostandard ha due vantaggi principali: non richiede che le trasmittenti sianoin linea di vista e lavora tra 2 e 11 GHz, nel cui ambito esistono moltebande di frequenza di libero uso, ossia senza vincolo di frequenza, inparticolare attorno ai 2,4 e 5-6 GHz. Armati con le prime versioni deiprofili di compatibilita’, i prodotti 802.16a e Wi-MAX “gasato” stannoiniziando ad arrivare sul mercato. L’ondata principale e’ attesa per i primimesi del 2005, quando Intel andra’ in volume con le consegne dei propri chipper i profili del Wi-MAX “gasato”.

A questo punto il futuro sembravastabilito per Wi-MAX, lanciato a realizzare reti a media distanza (30-50chilometri) a velocita’ di 70 Mbit/secondo (anche se lo standardpermetterebbe di salire fino a 268 Mbit nelle due direzioni), semprecomunque con le stesse limitazioni del Wi-Fi, per esempio quanto acollocazione delle antenne e a sensibilita’ agli agenti atmosferici. MaWi-MAX e anche IEEE non avevano pensato a cosa avrebbe fatto l’FCC. E quista la sorpresa da sostituire ai puntini del titolo.

Il ballo, silegge nel comunicato, e’ iniziato in sordina nell’aprile di quest’anno.Prima il vulcanico presidente della commissione, Michael Powell, figlio diColin, ha proposto di liberare un’altra porzione dello spettro intorno ai3,7 GHz e fin qui, “more of the same” (anche le associazioni dei providerhanno chiesto a Gasparri di liberare la banda dei 3,5 GHz, che da noi e’allocata a uso militare). Poi ha fatto capire che faceva sul serio. Con unblitz ha riallocato una serie di utenze governative sulla banda dei 2,3 GHz,liberando quella precedentemente occupata dei 1,7 GHz oper dedicarla agenerici Advanced Wireless Services non regolamentati. Sembra poco, ma labarriera dei 2 GHz era stata infranta. E poi ha fatto cadere la bomba. Haproposto di riallocare un gran numero di canali nelle bande VHF e UHF, gia’ora poco utilizzate e nel futuro sempre meno. Avete letto bene, sono lefrequenze della televisione terrestre analogica tradizionale, destinata aessere sostituita dal digitale terrestre. Ma l’FCC non si e’ fermata qui:ha deciso di non attendere che le stazioni televisive abbandonino totalmentele frequenze VHF/UHF, un processo che si prevede sara’ lungo e rallentatodalle resistenze dei broadcaster. Contestualmente ha infatti deciso diavviare il lavoro per definire una o piu’ tecniche per consentire l’usodello stesso canale senza interferenze, in altre parole per realizzareapparecchiature di rete in grado di evitare le frequenze gia’ occupate da unsegnale televisivo. Questo significa che l’utilizzo per la trasmissione datidei canali televisivi puo’ iniziare a breve termine, tra due-treanni.

L’FCC – prosegue la nota – ha ufficialmente affermato che ilproprio metodo preferito per evitare interferenze si basa su un databasecentralizzato, su un servizio automatico di notificazione e sul GPS. Unricevitore o trasmettitore di rete individuerebbe la propria posizione conil GPS, farebbe in automatico una interrogazione al database per confrontarela situazione frequenze nella propria posizione e adatterebbe la frequenzadi trasmissione di conseguenza. A questo punto l’IEEE e’ rientrata in gioco,a suo modo, ossia stabilendo un nuovo comitato, l’802.22, dedicato alla”cognitive radio”, un sistema per evitare le interferenze che usa unoschema decentrato, in cui le singole apparecchiature di rete prima diimpegnare una frequenza “ascolterebbero” lo spettro elettromagnetico perscegliere su che canale operare. Per una serie di motivi, non ultimi ilfatto che un segnale in UHF viaggia per molti chilometri con un’attenuazionegraduale e che un segnale abbastanza forte da portare dei dati puo’ esseredi un paio di ordini di grandezza piu’ debole di quello necessario a portareuna trasmissione televisiva, probabilmente lo standard 802.22 utilizzera’ unmisto dei due metodi, centralizzato e decentralizzato. La cosa non sara’semplice, ma si tratta di problematiche tecniche, e quindi superabili con igiusti investimenti in ricerca e sviluppo.

Quanto a che tipo di reteviaggera’ sui nuovi canali, le opinioni sono discordanti. Il comitato 802.16e il consorzio Wi-MAX fanno notare che il loro standard e’ sufficientementeflessibile da potere utilizzare anche i canali televisivi “stretti” (6 MHz)del VHF/UHF. Wi-MAX su UHF avrebbe una serie di vantaggi notevoli.Innanzitutto il raggio di trasmissione sarebbe molto elevato, dell’ordinedelle molte decine di chilometri, anche centinaia in certe situazioni, perle stazioni fisse e contemporaneamente con un grado di penetrazione nellestrutture fisse (edifici) e resistenza alle condizioni ambientali (alberi,pioggia, neve, vento) molto elevati. Poi c’e’ il vantaggio dei costi(trasmettitori e ricevitori VHS/UHF sono tra i componenti piu’ a basso costosul mercato). Infine, uno standard di “cognitive radio” puo’ funzionareoltre che per evitare le interferenze anche al contrario, ossia peridentificare il tipo di segnale disponibile piu’ potente: da qui aapparecchiature di rete universali in grado di scegliersi lo standardmigliore secondo la propria collocazione e del traffico elettromagnetico ilpasso tecnologico non e’ enorme. Dalle ceneri di “Buona Domenica” nascera’la Rete Wireless Universale? Basta aspettare qualche anno e vedere. Staytuned, in tutti i sensi.

Di alcuni degli argomenti di cui sopra edelle attivita’ a breve e medio termine di Wi-MAX Forum, conclude la nota,parlera’ per la prima volta in Italia un rappresentate del consorzio nellesessione plenaria del WLAN Business Forum (http://www.wirelessforum.it) diWireless, il 24 novembre presso il Centro Congressi Crowne PlazeMilan-Linate di San Donato.

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